Oggi tocca ad una parolona! Impegnativa, ma indispensabile per dare conto delle ragioni della mia candidatura. Quello che ho imparato sul mettersi a servizio dei piccoli e dei fragili è frutto di quello che ho vissuto in parrocchia, perché al cre, a catechismo, nei pomeriggi in oratorio qualcuno si è preso cura di me. E poi mi è stato chiesto di rivolgere questa cura ad altri.
La Chiesa di cui parlo ha il volto della parrocchia, dei centri d’ascolto, dei catechisti, degli animatori del cre, delle infinite forme di carità che rendono Bergamo accogliente. Non parlerò di fede (anche se credo che essa abbia molto da offrire alla vita concreta delle persone e sia stimolo a mettersi al servizio del bene comune). Parlerò di ciò che la fede di alcuni ha generato per molti.
Parlerò delle alleanze quotidiane che le comunità parrocchiali stringono con la scuola, l’amministrazione, le associazioni per la costruzione della città di tutti. Processi preziosi di incontro, di dialogo, di collaborazione tra la Chiesa e il territorio che costruiscono con pazienza la città dell’uomo.