Tranquilli! Niente paroloni oggi. Lascio un po’ spazio al Giovanni privato. Del resto i 28 hashtag servono a tracciare un mio ritratto. Oggi tocca a montagna. Basta il mio cognome a rivelare che le origini della mia famiglia sono da collocare nella parte più alta della Valle Brembana. Valleve in particolare, 133 abitanti all’ombra del roccioso Pegherolo. Meta indiscussa di tutti i miei inverni, rifugio dalla calura estiva e buen retiro perfetto per le full immersion pre esami universitari.
È a Valleve che ho scoperto una profonda sintonia con la montagna. Con i suoi tempi rallentati, con i suoi silenzi. Non sono uno da ramponi e picozza, ma mi piace camminare (senza troppa fatica ammetto) e osservare come il cielo corre veloce in montagna. E poi c’è la neve, la cosa che più mi emoziona. Attutisce, imbianca, rallenta.
La montagna ti obbliga a fare i conti a tre cose: l’essenzialità, la misura e il limite. I monti non tollerano il superfluo e ti ricordano costantemente quanto sei piccolo di fronte alla maestà della natura. Ti insegnano che non puoi scalare tutte le vette che vuoi quando vuoi.