Longuelo è il mio quartiere. Ho iniziato a frequentarlo, prima di abitarlo. Mi sono trasferito a Longuelo nell’estate del 1995, appena terminati gli esami di quinta elementare. Ma ho frequentato la scuola dell’infanzia alla Bellini e le elementari alla Cavezzali. Quindi, mi sento longuelese al 100% (mi sia concessa una deroga ai primi tre anni di vita).
Fino a che il lavoro me l’ha consentito mi sono dato parecchio da fare per il quartiere, attraverso le iniziative della parrocchia. I cre in oratorio, la catechesi e l’animazione liturgica mi hanno impegnato non poco. Ma ho avuto buoni maestri e tutto mi è sembrato estremamente naturale. Qualcosa cerco strenuamente di mantenere, come la partecipazione al Laboratorio Liturgico e la collaborazione alle iniziative artiste che vengono ospitate in chiesa.
Ho un legame speciale con tenda di Pizzigoni. Credo abbia contribuito nn poco al mio modo di credere. È indiscutibilmente il simbolo del quartiere, intelligentemente costruito dove le diverse anime di Longuelo confluiscono. La Longuelo vecchia adagiata sui colli, quella popolare sorta negli anni Sessanta e quella residenziale, dove le strade portano i nomi dei musicisti. La tenda di cemento è proprio lì per essere segno di unità.
Ho avuto anche l’onore di curare il libro che la parrocchia ha pubblicato per i primi 50 anni della chiesa. L’abbiamo intitolato L’inno di cemento, secondo una felice intuizione di don Andrea Spada. È stato il (non solo) mio contributo alla storia del quartiere. Ora però vorrei portare anche altri contributi per migliorare la qualità della vita dei Longuelesi.